Bologna, la città che mi ha accolto tra i suoi abi...

Recensione di del 14/06/2005

Ciacco

30 € Prezzo
6 Cucina
7 Ambiente
8 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 30 €

Recensione

Bologna, la città che mi ha accolto tra i suoi abitanti ormai quattordici anni fa, è nota anche per la sua vita notturna e per le numerose osterie che popolano vicoli e viuzze del centro storico.

Sta di fatto che, prossimo al giro di boa dei quaranta e da sempre restio ad accettare la qualità generalmente molto bassa dei locali per tiratardi e studenti nottambuli, ho sempre avuto una certa difficoltà a trovare qualcosa di diverso da una pizza (anche se ogni tanto ci vuole..) da consumare appena uscito dal cinema o alla fine di un qualunque spettacolo.

In questo caso mi sono ritrovato con mia moglie alla ricerca di un locale che potesse dare un seguito degno ad un magnifico concerto diretto niente meno che dal grande Claudio Abbado: sarebbe stato un peccato mortale rifugiarsi un una rumorosa (anche se per fortuna, grazie a Sirchia, non più fumosa) osteria del centro. D’altra parte, dopo le numerose visite al Marco Fadiga Bistrot e Divinis, non sarebbe stato male cercare qualcosa di nuovo. Così, con una breve passeggiata raggiungiamo via Oberdan, a pochissima distanza dalle due torri simbolo della città, perché ricordo dell’esistenza di Ciacco, ristorante che a suo tempo mi era stato descritto come di qualità e senza le pretese dei vari Diana, Battibecco, Pappagallo e così via…e, soprattutto, con la cucina aperta anche ben oltre le 22.

Il locale si trova in una piazzetta quasi alla fine della strada dalla parte di via Rizzoli: ci accoglie il giovane titolare, sorridente e disponibile, accompagnandoci nella bella sala ricavata nel piano interrato. L’arredo e l’apparecchiatura, semplici ma di gusto, sono accoglienti quanto basta: anche i tavoli sono ben disposti, pur se piuttosto ravvicinati tra loro.
La carta dei vini, sia pur non vastissima, offre proposte interessanti e qualche produttore poco noto ma valido; anche i ricarichi, non va mai dimenticato che siamo a Bologna (la dotta e...la cara), sono più che accettabili. Ci facciamo servire un pinot grigio vendemmia tardiva dell’Oltrepò pavese: all’inizio sembra difettoso, ma poi si apre e si rivela un’ottima scelta. Il patron, nota di merito, molto gentile, alla nostra prima perplessità si è comunque offerto di cambiare la bottiglia.

La cucina non è sorprendente ma concede una piacevole sosta: buono l’appetizer, cosciotto di maiale tagliato a fettine sottili e avvolto in un bocconcino di crescente.
Non male anche la tartare di tonno con fagioli cannellini, menta e sedano rapa: il pesce era indubbiamente freschissimo, ma il sapore, piuttosto insulso, testimoniava forse di una materia prima di non eccelsa qualità; i fagioli, per altro saporiti al punto giusto, avrebbero meritato una cottura più prolungata.
Scegliamo un secondo…e qui mi coglie un’amnesia folgorante perché ho rimosso la portata (l’ho scelta io e chiedo venia a chi legge..) e non ricordo assolutamente di che cosa si trattasse: di certo non era indimenticabile, ma neppure detestabile. Ho in mente invece il piatto di mia moglie, dato che se c’è una cosa che non mangio sono le melanzane e il suo tortino, oltre al tomino, le prevedeva. Non l’ho – ovviamente – assaggiato, ma pare fosse molto gradevole.

L’ora tarda ci impedisce di scegliere un dessert, ma va detto che la scelta sulla carta è molto invitante; ci vengono comunque offerti degli ottimi biscottini secchi, divorati senza pietà.
Un buon caffè chiude una gradevole esperienza che non mancherò di ripetere, vista soprattutto l’ottima accoglienza in un orario non convenzionale.

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