Prezzo per persona bevande incluse: 75 €
Recensione
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In una notte da lupi di fine settembre giungiamo, con qualche perplessità giacchè scortate da un navigatore beffardo, sotto una pioggia incessante in questo piccolo rifugio culinario.
Il ristorante è annesso ad una splendida villa settecentesca che conserva nelle sue sale e salette subentranti pavimenti, porte, stucchi e affreschi originali, sapientemente restaurati e impreziositi dalla padrone di casa, arredatrice per diletto.
Le due sale si intravedono dalla breve passeggiata esterna lungo il vialetto del giardino e lasciano presagire una calda e opulenta accoglienza.
L’ingresso è in un locale di disimpegno, dove si trovano il bancone del bar e pareti impreziosite da bottiglie pregiate. I gestori del locale salutano e si occupano dei cappotti quindi ci accompagnano nella saletta a noi dedicata: soffitto a volta con mattoni a vista, pareti e tendaggi dai colori carichi e caldi, un enorme camino –purtroppo spento- e arredamento classico.
Nettamente in contrasto con l’aspetto della sala principale, - un tempo locale adibito ad accogliere il bestiame- dove prevalgono i toni chiari: candide tovaglie ad abbigliare una decina di tavoli rotondi, sedute moderne, illuminazione soft, una madia color avorio centrale che ospita tra le altre cose un’originale lampada di design, una finestra rettangolare e ampia che dà sull’esterno, nicchie scavate nel muro che ospitano belle sculture moderne.
L’ambiente è nel suo insieme di raffinata eleganza ma al tempo stesso per nulla freddo o ostile.
Ci accomodiamo in un grande tavolo per sei.
L’apparecchiatura è molto classica con sottopiatti e posate in argento, calici pregiati, piattino per il pane. Un vaso di roselline rosse recise come centrotavola.
Ci dilettiamo nella lettura del menu che conta diverse proposte classiche rivisitate in maniera originale. Gli antipasti sono suddivisi in tre tipologie: d’acqua, di carni e verdure e della tradizione. Seguono le paste ripiene, le paste asciutte e il riso, infine le pietanze di pesce, le carni e i piatti della tradizione tra cui spiccano le lumache cotte nel coccio e lo stracotto di ganassino di maiale su cipolla fondente. E’ previsto anche un menu degustazione di sette portate offerto a 52 euro. Decidiamo di optare per una scelta alla carta e diversifichiamo il più possibile le nostre ordinazioni per poter assaggiare il maggior numero di pietanze.
Nell’attesa giunge un cestino di pane casereccio, in una sola tipologia, accompagnato da ottimo burro da spalmare.
Il benvenuto della cucina consiste in un due appetizer serviti su un’alzatina in vetro: all’interno di un bicchierino uno “shot” di crema di ceci con piccoli pezzetti di baccalà -davvero gustoso- e in un cucchiaino giapponese una spuma di tonno molto delicata.
In accompagnamento alla cena, ci viene consigliato un Sorriso di Cielo la Tosa 2006, ottenuto dalla vinificazione in purezza di uve di Malvasia di Candia aromatica Vino di un bel giallo paglierino carico, limpido e di ottima consistenza, con un discreto e piacevole residuo zuccherino. Al naso si distinguerà nettamente il varietale con sentori di fiori d'arancio, agrumi, cedro.
Per ingannare l’attesa, giunge ancora una entreé a sopresa rappresentata da una terrina di manzo all’aceto balsamico con piccolissime verdure croccanti. Un piacevole preludio.
E veniamo alle proposte della cena iniziando dagli antipasti:
Per me “Noci di capesante saltate in padella su crema di zucca al profumo di rosmarino”. Presentazione molto coreografica: in un piatto rettangolare di vetro cinque capesante di medie dimensioni, private del corallo, giacciono su una crema di zucca molto aromatica la cui nota dolce è ben stemperata da una goccia di ristretto di balsamico. Nel complesso più appagante alla vista che al palato. Voto 6.5
Gli altri commensali assaggiano (ed io con loro): “spuma di baccalà e patate cotti al latte, mantecati all’olio extravergine con sfoglia di polenta croccante”. Minor scena ma decisamente più sapore per una preparazione perfettamente calibrata nei giochi di sapori e di consistenze. Molto convincente. Voto 8
“Terrina di fois gras d’oca con pesche caramellate al sapore di cannella e pan brioche caldo all’uvetta”. Quest’ultimo è servito ancora tiepido avvolto in un tovagliolo. Buona fattura della terrina e classico accostamento di sapori agrodolci. Voto 7
Infine “Crudo di manzo di fassone del Piemonte battuto al coltello e piccola caponata di melanzane”. La tartare è disposta all’interno di due ciotole di porcellana quadrate, impreziosita da sale grosso integrale e affiancata ad altri due contenitori in cui si trovano rispettivamente una piccola porzione di caponata e un’insalatina di misticanza per pulire il palato. Ottima la materia prima, a detta del commensale. Voto 7
Il mio primo piatto consiste in “Caramelle con ripieno di brasato di manzo tradizionale con crema al tartufo bianco e parmigiano”. Un classico della tradizione piacentina rivisitato di buona fattura, peccato per la presenza a me poco gradita della panna nella base della salsa. Voto 6.5
I miei ospiti assaggiano: “Tortelli di zucca e fois gras con burro fuso, parmigiano e crema di zucca aromatica”, definito buono e a gran richiesta un “Savarin di riso: ciambella di risotto allo zafferano con sugo di porcini secchi, polpettine ai tre macinati e lingua di manzo salmistrata”. Piatto impegnativo, molto spartano nella presentazione ma ricchissimo nel gusto e ben amalgamato nei diversi sapori. A detta di tutti il piatto meglio riuscito, soprattutto nella sua complicata esecuzione. Voto 8.5
Invece del secondo piatto optiamo tutti per una degustazione di formaggi accompagnati da mostarde che vengono serviti su un tagliere di legno. Sono presenti: del parmigiano reggiano 30 mesi di Solignano selezione Antonio Auricchio, un gorgonzola naturale di Novara prod. Paltrinieri, una tuma d’Paya piemontese prod. Ocelli e infine un taleggio d.o.p. prod. Ciresa proposti in abbinamento a una marmellata di fichi e a una superba mostarda di zucca, poco senapata. Buoni, ma senza punte di eccellenza. Voto 7.
Il predessert consiste in piccole ciotole di: gelato alla crema di fattura casalinga davvero ottimo. Voto 8
Nota curiosa: la piccola pasticceria viene servita anch’essa come predessert anziché con il caffè e consiste in piccoli assaggi di crema all’uovo e una mousse dal sapore indefinito, forse al caffè. Un po’ deludenti. Voto5.
Davvero memorabile invece il dessert vero e proprio ovvero una “Crema calda allo zabaione” servita in tazza Voto 9.
A seguire caffè, e per alcuni una tisana digestiva. Nella norma.
Infine come digestivo una Chartreuse Verte ghiacciata, gentilmente offerta.
Al termine della cena ci siamo intrattenuti nella deliziosa saletta fumatori allestita al di là di una piccola porta a vetri dove sono disposti divanetti e poltroncine in tessuto a crare piccoli angoli conversazione.
Concludendo:
ambientazione molto suggestiva e raffinata, servizio cortesissimo senza eccessi né sbavature.
Sono stata ospite ma ho avuto modo di verificare prezzi molto contenuti e onesti: gli antipasti sono compresi tra i 13 e i 17 euro(per il pesce), primi piatti a 17-19 euro, secondi a 20 euro. Degustazione di formaggi proposta a 14 euro, dessert a 10. Vino a 24 euro con ricarico più che onesto. Un conto che si aggira intorno ai 75 euro per persona.
Per essere un ristorante monostellato Michelin, lo definirei forse un po’ sottotono. Leggermente pretenziosa nella forma, per quanto tradizionale e nell’insieme buona, la cucina non presenta guizzi creativi ed è complessivamente un po’ monocorde. Ottima comunque la materia prima.
A fine serata abbiamo sbirciato l’interno delle tre stanze dell’annessa locanda al piano superiore, ingentilita dal tocco femminile con uno studio attento nell’abbinamento di materiali, tessuti e decori davvero grazioso. Per una notte romantica non prevista.
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