Prezzo per persona bevande incluse: 246 €
Recensione
Presente da oltre 40 anni nel centro di Bergamo, sulla grande strada che conduce in città alta, il ristorante “da Vittorio” rappresenta, per i bergamaschi, un’istituzione. Decidiamo di provare un pasto completo e prenotiamo telefonicamente un paio d’ore prima. Ci confermano la disponibilità di un tavolo per due.
Arriviamo alle 21,30; affiancata l’auto al marciapiede, il portiere, in elegante livrea rossa, molto gentilmente si prende cura di parcheggiare la nostra autovettura, cosa altrimenti impossibile data la scarsità di parcheggio nei paraggi.
All’ingresso veniamo accolti da una gentile signorina che si prende cura dei nostri cappotti in una piccola anticamera colma di barattoli e sacchetti di dolciumi, composte di frutta e quant’altro di produzione del noto ristorante, che effettua anche vendite ondine dei suoi prodotti.
Veniamo condotti al tavolo, la sala è ancora piena di gente. Un tavolo rotondo, ampio, comodo; tovaglia candida, stoviglie e bicchieri di qualità.
L’ambiente circostante si presenta un po’ demodè così come l’insegna obsoleta del locale e le stesse vetrate esterne. La sala è a forma di ferro di cavallo. L’arredo è classico: niente di particolare insomma.
Ci vengono consegnati i menù: il mio senza riferimenti di prezzo.
In sala servono, con ruoli diversi, almeno 5 camerieri. Il servizio ci appare molto attento e premuroso, dalla signorina che serve il pane, al giovane ma preparatissimo sommelier, generoso di suggerimenti e consigli sulle varie scelte.
Saltiamo l’aperitivo e mentre consultiamo i menù, ci vengono offerti piccoli appetizer:
-un piccolo toast caldo, gustoso
-una minuscola millefoglie di ricotta e acciuga, da gustare in un piccolo boccone; la delicatezza della ricotta contrasta con il gusto più intenso del trancetto di acciuga e con la fragranza delle sfoglie di pasta che la suddividono.
-una coppetta di pistacchi tostati dolci e salati, gustosissimi.
La carta dei vini è molto ampia, con ricarichi notevoli (addirittura eccessivi/esagerati su vini al calice e distillati); presenti vini di tutta Italia, bianchi e rossi, vini californiani, tedeschi e champagne in gran quantità. Decidiamo per un bianco friulano, un Breg di Gravner del 1998, a temperatura giusta, eccellente.
Acqua minerale naturale.
Una gentile signorina porge un vassoio in vimini da cui scegliere diverse qualità di pane: optiamo per briochine salate, grissini stirati a mano, sfogliatine al sesamo, queste ultime non esattamente freschissime in quanto mancavano di fragranza. Ci accingiamo quindi ad affrontare una cena “pantagruelica”… ma solo in apparenza data la giusta quantità delle porzioni.
Dopo un po’ d’attesa arriva l’antipasto:
“Aragosta con crema al pepe rosa”: una piccola aragosta adagiata in una crema rosa in cui appare visibile un filo d’olio extravergine e dei grani teneri di pepe rosa. Il profumo è intenso, la carne saporita e tenerissima, senza dubbio della migliore qualità ed il sughetto in cui la si immerge prima di gustarla è favoloso. All’interno della testa del crostaceo, cipolla dolce appassita nel sughetto di cottura che invita alla “scarpetta”.
Primo piatto:
“Gnocchetti al profumo d’arancia con trancetti di rombo”
In un piatto ovale, una piccola porzione di gnocchetti a base di ricotta e patate, al dente, con un sughetto chiaro in cui è stato probabilmente cotto il pesce, e, appunto, trancetti di rombo qui è là.
Tutt’intorno alla preparazione, sottilissimi fili di buccia d’arancia che conferiscono alla pietanza il profumo menzionato nel nome stesso del piatto: da “respirare”. Il piatto in sé non lascia ricordo.
Dalla cucina arriva quindi un assaggio gentilmente offerto a sorpresa dal patron:
“Risotto con scampo e pomodorini” semplicemente eccezionale. Il piccolo piatto fondo contiene forse una generosa cucchiaiata di risotto ed uno scampo almeno di 3 etti. Il tutto con una spolverata di prezzemolo fresco. Il riso è perfettamente al dente; nessun altro sapore al di fuori di quello del mare. Eccezionale.
Secondo piatto:
“Baccalà candito con uovo in camicia e salsa in grani di senape”
La presentazione della pietanza è senza dubbio originale: in un ampio piatto, vi è una fetta soda di patata lessa. Su di essa poggia un trancio di baccalà con la pelle; infine su di esso è appoggiato un uovo in camicia che, rompendolo, lascia cadere il suo contenuto sulla pietanza. Sopra tutto la preparazione alla senape che funge anche da base alla portata. Sicuramente una maniera originale di presentare e preparare il baccalà ma, ahimè… vuoi per la presenza della senape, vuoi per una distrazione dello chef, vuoi perché sono molto parca nell’uso del sale, il tutto risulta eccessivamente saporito al punto da dover lasciare lì mezza porzione.
Il mio commensale opta per un assaggio di formaggi dai quali anch’io attingo, vari di varia provenienza, accompagnati da gelatina di lambrusco, fico caramellato, confettura ai frutti rossi e miele d’acacia. Ottimi abbinamenti, formaggi squisiti.
Ad accompagnare la degustazione due piccoli calici di Muffato della Sala 2000 di Antinori. Eccellente.
Come mini-mini-predessert vengono offerti:
2 gelatine al frutto della passione
2 lecca-lecca ai gusti fragola ed eucalipto (gommosa la fragola, croccante e profumatissimo l’eucalipto)
2 mini-krapfen alla crema (solo assaggiati, gustosissimi ma più graditi a colazione)
2 fette sottilissime di polenta dolce (non buona)
Frittelle (ottime)-frappe (troppo unte)
Infine:
Dessert alla frutta (varie preparazioni appena assaggiate) per me
Dessert al cioccolato (varie preparazioni) per il mio commensale
Il tutto accompagnato con due piccoli calici di:
Malvasia delle Lipari (passito di Solina 2002), delicatissimo e leggero per me
Pinaeu des charentes - Lheraud liquoroso e più deciso per il mio commensale
2 caffè accompagnati da un’ottima grappa di Moscato Rosa
Conto di 492 euro in due.
All’uscita ci viene riportata la vettura, dal medesimo portiere in livrea rossa, proprio dinanzi all’ingresso del ristorante.
Conto finale esoso soprattutto per gli eccessivi ricarichi su caffè, vini, alcolici.
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