Prezzo per persona bevande incluse: 24 €
Recensione
E’ il battesimo della mia nipotina e i suoi genitori hanno deciso di festeggiarla in questo ristorante dalla splendida vista sul ramo lecchese del Lago di Como. Dopo un’oretta di macchina e numerosi tornanti arriviamo alla Madonnina, parcheggio abbastanza ampio anche se un po’ scomodo perché ci sono tanti piccoli spiazzi su differenti livelli, alcuni con autobloccanti altri sterrati, collegati all’ingresso del ristorante da scalinate.
Purtroppo l’anticipo dell’autunno ci ha portato questa giornata uggiosa e con parecchia foschia che al nostro arrivo al ristorante ci impedisce di ammirare il lago. Peccato!
La zona esterna è attrezzata con numerosi tavoli per cenare all’aperto, quando il tempo lo consente. Il giardino è ben curato con erba all’inglese e fiori colorati.
Entriamo nel ristorante e veniamo accompagnati al nostro tavolo per sedici persone, diciassette con la piccola Alessia. Il nostro tavolo si trova nella sala Cav. Angelo ed è collocato fra altre due lunghe tavolate e lo spazio per muoversi è veramente poco, in particolare è complicato spostare la carrozzina.
I tavoli sono in legno scuro, così come le sedie dalla seduta di paglia. Le tovaglie e i tovaglioli sono di stoffa gialla, tipo lino. Posate nella norma, una diversa per ogni portata, tre calici, tipici da osteria, sono già presenti: per l’acqua, per il vino, per lo spumante. I piatti sono di ceramica bianca con il nome del ristorante scritto in oro. C’è un pacchettino di grissini industriali a lato del piatto di ogni commensale e i cestini del pane presentano piccoli panini bianchi morbidi e dal gusto discreto.
Acqua e vino rosso, un Gutturnio vivace dei colli piacentini sono già presenti in tavola stappati.
A richiesta ci verrà portato del vino bianco frizzante della casa, gradevole.
Il menu è stato definito precedentemente ed è stato scelto fra una delle opzioni che il locale propone, il cibo è ispirato alla tradizione lombarda e qui la polenta fa da padrona.
Si parte con un classico giro di affettati: speck del Tirolo, salame e coppa nostrana, tutti di discreta qualità, morbidi e tagliati sottili.
Poi arrivano: carciofi alla romana, cipolline grigliate in agrodolce, insalata capricciosa. Tutto buono, in particolare la capricciosa molto fresca.
Come ho già detto, non poteva mancare la polenta, che ci viene servita in due versioni: con porcini e la classica terrina di polenta “uncia”. La prima si presenta con piccoli medaglioni di polenta ricoperti da porcini sott’olio teneri e gustosi. La seconda è una marmitta di polenta mescolata a burro, formaggio, cipolla e aglio. Una botta calorica non indifferente, ma squisita.
Proseguiamo con un bis di primi: penne dello chef e risotto fumè. Le penne sono al dente, condite con panna, pomodoro e speck. Il risotto è mantecato con la scamorza affumicata ed è cremoso al punto giusto. Entrambe le portate sono buone e ben cucinate, ma niente di particolare.
Anche per i secondi è previsto un bis: roast beef all’iglese con patate e cosciotto di vitello alle verdure. Il roast beef è magro e tenero, di un bel colore rosato e tagliato fine. Le patae sono un po’ una delusione: sono le tipiche patate al forno decongelate.
Il vitello è servito a fette, ricoperte con un trito grossolano di carote, zucchine e cipolle. Saporite le verdure, che a loro volta insaporiscono in modo gustoso la carne.
Anche in questo caso entrambe le portate sono buone, ma non si fanno particolarmente ricordare.
Concludiamo con una bella torta St. Honorè, ben presentata, con una scritta di cioccolato al latte su una “targhetta” di cioccolato bianco con il nome della bambina festeggiata e una decorazione raffigurante una neonata vestita di rosa con il tulle intorno.
Con la torta ci viene servito dello spumante, dolce o secco, ma un calice a persona.
Per concludere un caffè alla fiamma, servito in piccoli calici, tipo quelli da grappa, aromatizzato credo con liquirizia.
Servizio cortese, ma troppo sbrigativo e impersonale: chiedevano se volevi fare il bis ancora prima di assaggiare quello che avevi nel piatto. Ma se non so se mi piace, come faccio già a chiedere il bis?
In conclusione, la Madonnina è un ristorante carino, dallo stile rustico e senza troppe pretese, il cibo è semplice, ma ben cucinato. Adatto per cene con amici o rimpatriate di famiglia, poco adatto per una cenetta romantica soprattutto sabato e domenica perché è sempre strapieno e c’è troppa confusione.
Come ho già detto, i tavoli sono eccessivamente vicini e ciò alla fine della serata disturba parecchio: i camerieri ogni volta che passano urtano la borsa appoggiata allo schienale della sedia e poi, nella nostra particolare serata, la troppa vicinanza con il tavolo accanto è stata estenuante perché fra gli ospiti c’erano alcuni bambini, ben poco educati, che correvano continuamente fra le file di sedie senza che nessuno, né il personale di sala, né i loro genitori, dicesse qualcosa.
Meglio cenare alla Madonnina in settimana!
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