Decidiamo di tornare in questa cascina, che utilizza materie prime provenienti dall’annessa azienda agricola, già provata un paio di anni fa in occasione di una prima comunione e di cui serbavo un buon ricordo. Al momento della prenotazione (necessaria), ci avvertono che il pranzo inizia alle 13:00 precise e che si tratta di un menu “guidato” al prezzo fisso di 27 euro, bevande escluse.
La cascina, situata a poche decine di chilometri da Milano, e a pochi chilometri dall’Abbazia di Morimondo (da visitare, cogliendo l’occasione della vicinanza), è in buono stato di conservazione, l’ampia corte accoglie due sale disposte su due piani e una gelateria con produzione propria.
Quando entriamo nella sala inferiore parte dei numerosi antipasti è già posta sui tavoli; ciò non inficia la freschezza degli stessi anche perché, essendo arrivati un po’ in anticipo, abbiamo potuto constatare che sono depositati poco prima dell’inizio del pranzo.
Ci viene indicato il tavolo e consegnata la lista dei vini, non sterminata, ma con bottiglie provenienti anche da agricoltura biologica; scegliamo un buon Cabernet del pavese.
Gli antipasti sono così composti: piatto di lardo e affettati misti di produzione dell’azienda agricola annessa, peperoni arrostiti, involtini di zucchine arrostite, nervetti con fagioli, cipolle rosse in insalata, “raviolo” fritto ripieno di zucca, storione marinato, crostino al patè. Tutto decisamente buono, gli ultimi due antipasti, timballo di riso nero con taleggio e cotechino con polenta taragna sfiorano l’eccellenza.
Dopo una “pausa di riflessione” di durata perfetta, vengono serviti i primi: crespelle con spinaci e risotto con la pasta di salame. Entrambi hanno le caratteristiche per essere divorati con gusto: le une saporite, non unte, croccanti al punto giusto e non “annegate” in salse di dubbia composizione, il ripieno è costituito da spinaci e patate a dadolini; il risotto è caldissimo, perfetto per cottura e con un gusto calibrato in cui la pasta di salame non diventa stucchevole.
Altra sosta opportuna e servono i secondi: tagliata di manzo e anitra arrosto, accompagnate da una fresca insalatina e da patate al rosmarino. La tagliata rappresenta, forse, l’anello relativamente debole del pranzo: buona, ma ordinaria nella sua bontà. Discorso diverso merita l’anitra, saporita, cotta al punto giusto e con un tocco in più rappresentato da una blanda “caramellatura”, probabilmente di aceto balsamico.
Siamo al dolce, tutti e quattro, più che sazi e soddisfatti, ci diciamo che il dolce per convincerci a farsi mangiare, deve essere particolarmente suadente, l’impresa al dolce gli riesce facilmente: si tratta di una strepitosa crostatina di pasta frolla, con crema pasticcera, sormontata da una imponente palla di gelato alla crema.
Bevuto il caffè, unica vera pecca dato che il locale, sprovvisto di macchine idonee, serve solo una specie di caffè “americano”, ci alziamo senza aspettare la grappa, servita in una fiaschetta.
Il conto totale per quattro persone è di € 122, di cui 14 per le bevande, costituite dal vino, da tre bottiglie di minerale e da una bottiglia grande (in vetro!) di Coca Cola; come si può vedere i ricarichi sulle bevande sono più che corretti.
In conclusione: il locale, pulito e spazioso è l’ideale per cene o pranzi con amici; nonostante fosse pieno non vi era alcun rimbombo o vociare fastidioso, i camerieri, per quanto probabilmente non professionisti in senso stretto, sono cortesi ed efficienti, i servizi igienici sono puliti. La buona impressione che avevo ricavato la prima volta è stata decisamente confermata, non solo il rapporto qualità/prezzo è ottimo, ma in ogni caso si è trattato di un pranzo di buona qualità in assoluto.
